31 gennaio 2007

 

Seminario del 31: due o tre cose che mi son rimaste in testa...

Ecco qui una prima documentazione fotografica del seminario di Lampugnano

Ma c'è anche un piccolo lavoro che vi chiedo di fare: nel commento al post scrivetemi le due o tre cose ( ma si può anche esagerare: 4, 5 ecc...) che più vi sono rimaste in mente, tra i tanti dati, commenti, osservazioni fatti dai relatori ( Bruno Casati, Riccardo Kustermann, Cristina Tajani, Carlo Devillanova) e dal coordinatore (Mario Mazzoleni) del seminario.
Alla fine le raccogliamo e vediamo cosa ne viene fuori.

Per finire aggiungo anche l'indirizzo del paper di Carlo Villanova, che mi sembra davvero un documento di grande interesse, per comodità l'ho copiato anche sul nostro wiki:
http://quintaemme.wikispaces.com/space/showimage/EconWP110.pdf
Vale la pena di dare un'occhiata almeno ai dati.






Buon lavoro !

nilo

Comments:
Ieri 31 gennaio, si è svolto nell’istituto Gentileschi di Lampugnano il terzo incontro sul progetto “diritto al lavoro”.
Il seminario si è incentrato maggiormente sul tema del mercato del lavoro a Milano e Provincia; a proposito sono intervenuti Bruno Casati (assessore al Lavoro Provincia di Milano), Riccardo Kusterman (dirigente -Russel Reynolds Associates) Carlo Devillanova (dipartimento di Economia Politica - Università Bocconi) ed infine Cristina Tajani (camera del Lavoro Milano).
Le tematiche affrontate, sono state abbastanza interessanti, anche se mi ha colpito molto l’intervento di Kusterman che con molta scioltezza ha racconto alcuni episodi personali e familiari coinvolgendo, a mio parere, gran parte degli studenti presenti nell’auditorium.
Prendendo come riferimento i suoi due figli, e con la sua esperienza di papà, ha saputo, infatti, trasmetterci quello che lui è riuscito ad imparare nell’arco della sua carriera non solo scolastica, ma anche lavorativa. Inoltre ha sostenuto più volte l’idea del “fare della propria aspirazione, il proprio lavoro” ovvero far diventare quelle che per noi sono adesso delle semplici passioni, dei veri e propri impieghi. L’intervento di Kusterman è stato molto interessante rispetto agli altri che invece, si sono limitati in qual modo a seguire un percorso molto schematico. Al termine dell’incontro, mi ha colpito molto una citazione di Bruno Casati che ha terminato dicendo “se puntate il dito contro la luna, lo sciocco sarà chi guarda il dito, l’intelligente chi guarda la luna”. E con questa affermazione ci ha raccomandato di guardare le tante lune e realizzare così i nostri sogni.
 
PROPRIO UN BEL PERSONAGGIO QUEL KUSTERMANN…


Durante il seminario di Mercoledì 31 Gennaio sul “Mercato del lavoro a Milano e Provincia”, presso l’auditorium dell’Istituto Gentileschi di Milano, ho potuto assistere ad un dibattito molto interessante e utile, riguardante questo tema.
Il personaggio più curioso, che ascoltavo molto volentieri, è stato senza dubbio, Riccardo Kusrtermann.


Cacciatore di teste, in inglese headhunter, Kustermann svolge un lavoro piuttosto originale ed insolito, che non si può imparare presso le scuole, né si può insegnare: ricercare, per compagnie più o meno importanti, dei veri talenti, che possono risultare produttivi ed efficienti per la suddetta azienda. I personaggi che Kustermann cerca, non per forza devono essere laureati, letterati, scienziati e così dicendo: ricerca anche semplici operai ed impiegati, per piccole e medie imprese. “L’importante, dice Kustermann, è dimostrare di avere la voglia di fare, di riuscire a produrre sia per l’azienda, ma anche per se stessi; di mettere la passione nel lavoro, divertendosi (se possibile), dal momento che sul posto di lavoro si trascorrono più ore, che a casa, con la famiglia”.


La caratteristica di quest’uomo, padre di famiglia, cinquantenne, è quella che, utilizzando un linguaggio semplice, diretto e comprensibile, da ragazzi di 18 anni, ci ha spiegato, sostanzialmente in cosa consiste il suo lavoro, e quali sono le capacità e le attitudini che le aziende richiedono alle persone che si presentano.
Ha affermato che per essere considerati un vero talento, bisogna essere in grado di saper risolvere problemi, dai facili ai più difficili; dimostrare che, ragionando, niente è impossibile o irrealizzabile.


Alla domanda di una ragazza: Come facciamo noi giovani a essere considerati dei talenti, tali da essere assunti a tempo indeterminato? Kustermann risponde che non ci sono delle regole fisse da seguire: per diventarlo, si deve dimostrare che, dal dirigente d’azienda, all’impiegato, all’operaio, la persona interessata, ci metta entusiasmo, volontà, voglia e passione.
Con queste caratteristiche, l’azienda si troverà di fronte ad un personaggio sicuro delle sue capacità, in grado di risolvere problemi (problem resolving) autonomamente e, sarà ben contenta di farlo entrare nel proprio sistema di lavoro.
Sebbene, detto in questo modo sembrerebbe essenzialmente semplice, al giorno d’oggi in verità, trovare un lavoro sicuro e duraturo nel tempo è difficile: ma questi consigli dati dal Sg. Kustermann, e dagli altri dottori presenti nell’auditorium, sono stati presi al volo dalla sottoscritta e, possono essere un buon punto di partenza.
 
Ed eccoci qui, due giorni dopo la conferenza.
In realtà non sono state molte le cose “nuove”, si è trattato più un approfondimento degli incontri precedenti.
Ma una cosa che mi ha colpito particolarmente è come il mercato del lavoro possa cambiare radicalmente nel giro di pochi anni, come il professore Riccardo Kustermann ci ha fatto capire con l’esempio del nucleare.
Non ho apprezzato molto il criterio con il quale, lo stesso Kustermann, ha diviso lo studio in utile e inutile, ponendo tutto quello non strettamente necessario alla sopravvivenza nel mondo del lavoro nella categoria “inutile”, facendo l’esempio della letteratura inglese.
Durante la conferenza i vari professori ci hanno fatto capire come sia importante impegnarsi per cercare di fare un lavoro che ci piace, senza guardare troppo alle opportunità di lavoro che potrebbe darci, visto che, come detto precedentemente, potrebbero cambiare da un anno all’altro, ma nello stesso tempo ci spingevano ad essere realisti, facendo l’esempio della facoltà di filosofia.
Ci consigliano di coltivare i nostri interessi al di fuori della scuola e di sviluppare la curiosità necessaria ad apprendere, nello stesso tempo ci dicono di impegnarci nella scuola.
Continuo a trovare parecchi controsensi in questi discorsi, immagino che per mettere in atto quest’ultimo punto dovranno inventare le giornate da 48 ore.
 
Per quanto riguarda l’intervento di Riccardo Kustermann, mi ha colpito il suo modo di relazionarsi con noi, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, inoltre ho trovato interessanti i temi di cui ha trattato, ad esempio le caratteristiche che noi giovani dobbiamo sviluppare per entrare nel mercato del lavoro, che poi sono state sintetizzate da Mazzoleni nelle tre famose quanto vere C, Competenze, Cuore e, soprattutto ai giorni d’oggi, C…. ,diciamo fortuna, molta fortuna.
Inoltre Kustermann ha esposto un altro aspetto della flessibilità, tema trattato ampliamente durante la conferenza e l’incontro precedente con le due ex-studentesse della Bocconi e spesso criticato, parlando della sua esperienza lavorativa dalla quale ne è emersa un’opinione positiva.
La flessibilità infatti, nel suo caso, lo ha agevolato nell’arco della sua carriera, gli ha permesso di cambiare posti di lavoro senza doversi preoccupare di trovarne di nuovi. Le diverse figure presenti, ognuna con idee proprie, mi hanno permesso di capire meglio la realtà in cui viviamo, caratterizzata da continui cambiamenti e contraddizioni, dove chi ci capisce qualcosa e ha delle soluzioni praticabili è veramente un eletto.

P.S.: imparate a guardare la luna, non il dito di chi la indica!

Kiara
 
Mercoledì 31 gennaio abbiamo assistito all’incontro che aveva come tema “il mercato del lavoro”.
Tra i vari interventi a cui abbiamo assistito, tre sono stati quelli che mi hanno colpito maggiormente. Il primo, quello del Prof. Devillanova, docente all’Università Bocconi, dipartimento di Economia Politica, in cui veniva posta attenzione al livello di istruzione degli immigrati in Italia: questi sono molto più istruiti degli italiani e vi è una buona percentuale, tra questi, di laureati; tuttavia queste persone quando vengono prese a lavorare svolgono attività che richiedono una qualifica minore e che sono spesso ad un livello più basso di quelle svolte dagli italiani. Il secondo è stato fatto anch’esso da Devillanova e riguardava l’utilità della Legge 30: la Legge Biagi, che doveva avere come conseguenza un aumento dell’occupazione nel nostro paese sta in realtà mostrando i suoi limiti; non ha raggiunto lo scopo prefissato e l’unico motivo per cui si è registrato un aumento del tasso di occupazione è stato perché, con la Legge Bossi-Fini, sono stati regolarizzati molti lavoratori che prima lavoravano in nero. L’ultimo intervento è quello fatto da Kustermann, dirigente della Russel Reynolds Associates, riguardo la scelta di università dopo la scuola superiore: è “inutile” scegliere una facoltà piuttosto che un’altra solo perché in questo momento una da più sbocchi nel mondo del lavoro; non possiamo prevedere quali evoluzioni avrà questo tipo di mercato, quindi solo una cosa è quella più sensata da fare: scegliere la facoltà che ci consente di poter studiare ciò che più amiamo fare.
 
31 gennaio 2007, Lampugnano...

dopo esserci perse per la metrò ed essere state sbattute fuori da essa una fermata prima di arrivare a destinazione,ecco finalmente la meta!

un incontro molto interessante in una stanza così buia che faceva venire sonno... il tema riguardava tutti noi studenti poichè era "il mercato del lavoro", in cui prima o poi siamo tutti destinati ad entrare.

Il tema che più mi ha colpito era l'affermazione che dicevs " il lavoro flessibile fa curriculum poi chè questa affermazione è vera solo in parte, infatti se un basso numero di cambi di lavoro fa curriculum, un alto numero di differenti lavori flessibiloi crea problemi nell'assicurarsi un lavoro "fisso".

Questo tema creava anche il problema della differenza tra "precariato e flessibilità, questi due termini hanno siginificati differenti, ma sonostettamente connessi, infatti questa "flessibilità", se all'inizio sembrava qualcosa di positivo, con l'aumentare di questi lavoratori, è diventato un fattore negativo, perchè chi ha un lavoro precario non può prendere decisioni rigurdo ad esso, bisogna essere specializzati per garantirsi un lavoro fisso e poter far velere i propri diritti, cosa che la flessibilità non permette.

Molto interessanti sono stati anche gli interventi di Kustermann: il cacciatore di teste, alla ricerca di veri talenti nascosti nelle varie anzinde, clui che sositene che è "inutile sudiare letteratura inglese" e che parla in perfetto accento americano, unpersonaggio molto spigliato che ha attirato l'attenzione di tutti che che se ne è andato tra gli applausi.

Kustermann sostiene che le persone devono dimostrare di avere voglia di fare, di conoscere e di aggiornarsi, non solo nel capo del suo lavoro, ma anhce fuori da esso, formare quindi dei propri interessi che tengano la persona "viva", con il cervello allenato.

che dire... incontro molto più interessante di quello tenutosi al Bicocca...
 
Scusatemi per il ritardo, ma come sapete tutti ho avuto qualche problema in famiglia.
Parliamo del seminario al quale abbiamo partecipato all'Istituto Gentileschi di Lampugnano.
A questo incontro i professori: Bruno Casati (assessore al Lavoro della Provincia di Milano), Riccardo Kusterman (dirigente - Russel Reynolds Associates), Carlo Devillanova (dipartimento di Economia Politica - Università Bocconi) ed infine Cristina Tajani (camera del Lavoro Milano) hanno affrontato il tema del mercato del lavoro a Milano e Provincia (tema che rientra nel progetto "diritto al lavoro").

Sicuramente l'intervento più significativo è stato quello di Riccardo Kusterman, che si è approcciato a noi studenti con un linguaggio molto semplice e formale.
Dopo averci spiegato in che cosa consiste il suo lavoro; Riccardo si è soffermato sulla parola "Talento"; una parola che a volte viene sottovalutata, perchè si pensa che faccia parte solo dei sognatori e che questi non vivano la realtà.
Ma invece Kusterman si è impuntato che la prima cosa a cui bisogna dare retta, sono appunto i nostri sogni e quindi di conseguenza i nostri Talenti, perchè il talento è un requisito in più che ti permette di dare il massimo e il meglio nel proprio lavoro.
In merito il dirigente ha fatto degli esempi riguardanti i suoi figli, rendendo ancora più interessate l'argomento.
Non tutti professori erano d'accordo con le idee di Kusterman, ma sicuramente le sue hanno avuto un'attenzione maggiore.

(prof...mi lasci questo post provvisorio....sono le 10 di sera e h avuto una giornata pessima, poi lo metterò a posto!)
 
Durante il seminario del 31 gennaio all'Istituto Gentileschi, sul "Mercato del lavoro a Milano e Provincia", gli argomenti trattati si sono rivelati piuttosto interessanti, in particolare il dibattito riguardante la scelta scolastica di interesse personale o rivolto alle esigenze del mercato. Il dirigente (...cacciatore di teste) Riccardo Kusterman ha aperto una parentesi piuttosto importante sulla scelta degli studi universitari; secondo lui è utile e più proficuo scegliere in base ai propri interessi e alle proprie aspirazioni, piuttosto che orientarsi su una facoltà che al momento risponde alle esigenze del mercato, per due motivi: il primo è che il mercato muta continuamente e quindi nessuno può prevedere ciò che accadrà tra quattro o cinque anni, il secondo motivo invece, è perchè gli studi che si intraprendono nel mondo universitario, saranno la base del tuo lavoro futuro e la cosa essenziale è avere un lavoro, che impegnandoti otto ore al giorno, ti gratifichi e che soprattutto ti piaccia, in particolare, perchè è un incentivo a svolgere meglio il proprio operato.

In contraddizione a questo discorso, si è posto l'intervento di Cristina Tayani, sindacalista alla camera del Lavoro di Milano. Lei ha portato la sua esperienza, dicendo che all'epoca della scelta voleva inserirsi nella facoltà di filosofia, sconsigliata vivamente da sua madre, laureata in filosofia, perchè senza un futuro lavorativo; così la Tayani ha scelto per la facoltà di economia, ammettendo che è stato il tempo a rivelarle di aver fatto una scelta non del tutto sbagliata. Lei ha sostenuto che al momento della scelta si deve considerare ciò che il mercato richiede e soprattutto offre, dicendo quindi indirettamente che seguire le proprie aspirazioni è più sogno che realtà.

Quindi ora rimane solo da chiedersi: "è meglio "cercare" di seguire i propri interessi e svolgere per la maggior parte del tempo della nostra vita un lavoro gratificante o essere più realisti e trovare una facoltà e/o un futuro lavoro che dia delle sicurezze?"
Bè io non credo ci sia una risposta giusta o una sbagliata, credo semplicemente che nella vita bisogna essere realisti, tenere i piedi per terra e non "galoppare" con la fantasia, perchè con quella non mangi e di certo non tiri avanti in un futuro una famiglia, ma credo anche che il lavoro che andrai a fare ti debba piacere e incuriosire, perchè dal tronde, al lavoro saremo destinati a passarci buona parte della nostra giornata.
 
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